INTRODUZIONE AL CORSO PIZZIGONI 24 .10 . 2009
Ho avuto molte perplessità nell'accettare questo incontro con tanti giovani.
Mi sono detta - penseranno che cosa ci fa qui una vecchia signora? -. Sono qui per portare una testimonianza e per un debito di gratitudine nei confronti della Rinnovata e soprattutto della sua fondatrice Giuseppina Pizzigoni.
Frequentai il Corso di Differenziazione Didattica secondo il Metodo Pizzigoni nel lontano 1954 e fu , per me,- lo dico sempre - una vera "folgorazione".
Conobbi così un metodo imperniato sul rispetto del bambino, sull’apprendimento attraverso l'esperienza personale a contatto con il mondo naturale e con una particolare attenzione all'aspetto estetico. Era quello che andavo cercando dopo esperienze diverse deludenti e soprattutto riduttive e banalizzanti.
Del resto ancora oggi, nonostante l'enfasi di alcuni enunciati, si tende a banalizzare l'infanzia; si usa dire – “tanto per i bambini”- come se tutto potesse andare bene e ancora –“...non siamo mica all'asilo”. E'difficile liberarsi dagli stereotipi del linguaggio corrente.
Ho trascorso alla Rinnovata gli anni dal 1956 al 1966. Allora era in atto quasi per intero il progetto iniziale della Pizzigoni che prevedeva il ciclo scolastico completo dal nido all'avviamento.
L'attuale sede inaugurata nel 1927 era stata progettata dalla Pizzigoni prevedendo al centro, cioè nel "cuore della scuola", come lei disse, il padiglione del nido e dell’asilo.
Nel dopoguerra il nido fu soppresso perché gli ambienti non furono più ritenuti idonei dall'Ufficio d'Igiene e negli anni '60 anche l’avviamento, quando fu istituita la Scuola media unica.
La Rinnovata era allora "un'isola felice" nel panorama scolastico del dopoguerra.
La direzione unica favoriva l’instaurarsi di rapporti di partecipazione alimentati dal settimanale ritrovarsi di tutti: insegnanti, educatrici, specialisti , in riunioni nelle quali si verificava il lavoro svolto e si concordavano nuove iniziative. C'era un clima particolare nella scuola. C'erano entusiasmo, impegno, senso di appartenenza, accoglienza, condivisione.
L'Azienda Agricola rappresentava il luogo privilegiato per effettuare osservazioni, esperienze, attività, luogo di apprendimento, collaborazione, socializzazione.
Negli anni trascorsi alla Rinnovata cercai di approfondire e attualizzare gli orientamenti del metodo e ancor più dal 1968 al 1986 quando divenni Dirigente delle Scuole Materne Comunali di via Don Gnocchi e di via Capecelatro - scuola speciale, così denominata allora, per bambini motulesi e cerebrolesi- inserita all'interno dalla Fondazione Pro Juventute Don Gnocchi. Fu attuato un gemellaggio pedagogico fra le due scuole perché l’approccio al bambino è il medesimo sempre, rivolto alla sua globalità e al bisogno di realtà e concretezza per il suo sviluppo senso-percettivo, motorio e affettivo-relazionale.
(Domani 25 ottobre in piazza Duomo verrà beatificato Don Carlo Gnocchi. Io lo vidi nel 1946/47 all'Istituto Grandi Invalidi di Arosio dove prestavo servizio come Crocerossina. Un padiglione ospitava lui con i suoi mutilatini. lo lo vedevo giocare con loro dalle finestre dell’Istituto. Raccontai questo fatto alla Direttrice centrale quando mi affidò la direzione della Scuola speciale; mi rispose: -Vede che niente e casuale!- Oggi penso: - Forse è vero!-
Tempio la natura , scopo il vero, metodo l'esperienza.
Forse avete letto queste parole entrando nella scuola. Aggiungerei ad esperienza - PERSONALE DEL FANCIULLO- perché sempre a questa, la Pizzigoni si riferisce. La particolarità dell'ambiente scolastico penso desti la vostra curiosità, possiamo definirlo un'eccellenza come oggi si usa dire. Basteranno a descriverlo le parole della Pizzigoni stessa:
" Prepareremo per chi deve apprendere un ambiente ricco di motivi diversi e suggestivi per l’interesse e la gioia che possono destare nei fanciulli."
Procurare gioia al bambino mi sembra sia stato uno dei motivi ispiratori della sua opera. Dice infatti:
"La mia preoccupazione non si arrestò alla linea architettonica e alla decorazione dell’ambiente, essa si fermò sul diritto del bambino alla gioia e siccome la gioia viene all’uomo da ogni forma di bellezza così sentii il diritto del bambino a una vera e propria educazione estetica."
”II programma della Rinnovata vuole che ovunque sia una sorgente di bellezza, il fanciullo venga portato, perchè tanta bellezza gli entri nello spirito e gli resti per la vita."
"Educata con fine cura l’intelligenza è nostro dovere di educatori educare il senso estetico dei bambini cosi da procurare loro una fonte purissima di gioia per la vita" .
E qui dobbiamo riflettere sulla preparazione dell'educatore, preparazione non soltanto professionale, ma anche culturale perche i suoi interessi culturali si riflettono nel fare e nelle scelte educative.
Tra i suoi scritti nella Prolusione del 1938 la Pizzigoni si chiede come dare al bambino una graduale apertura mentale e risponde: "Teniamo aperti gli occhi esercitati i sensi e attenta l’anima del bambino sul mondo che è quanto dire sulla vita."
Aveva fissato nel 1907 i centri naturali d'interesse che attirano il bambino:
" terra, acqua, cielo, animali, piante, astri, attività umana e il mondo in cui il ragazzo vive...." .
Sottolineo quanto sia importante indugiarsi sulle cose e sui fatti che egli osserva e che spontaneamente collega, come la Pizzigoni raccomanda, cosi da ottenere una conoscenza globale della natura e del sapere.
Occorre che la scuola produca l'abito a un lavoro di raggruppamento delle impressioni e quindi delle conoscenze onde evitare l'insegnamento spezzettato che non può dare per risultato la scienza delle cose, dei fatti, della vita.
Mi sembra opportuno qui soffermarsi su un altro comportamento da evitare relativo questo all'argomentare.
La Pizzigoni dice:
"Si capisce come sia facile di argomentare a priori anche nell’insegnamento e come ci si debba studiare di condurre l’allievo a formarsi i giusti concetti facendolo argomentare soltanto a posteriori."
Più volte la Pizzigoni insiste sul non anticipare le conoscenze cosa che troppo spesso avviene da parte dell’adulto, come pure sul rispetto della personalità del bambino. Infatti lei indica come principio fondamentale il seguente:
Rispettare il bambino ed educarlo secondo verità, secondo natura, così come è per le altre classi della Rinnovata. Rispettare quanto ha di più sacro, la sua libertà il suo formarsi secondo le leggi biologiche immutabili.
Ovviamente la sua Libertà trova il suo limite dove comincia quella degli altri. Va rispettata anche e soprattutto perché : "Soltanto dove il bambino é libero egli si palesa".
II rispetto presuppone la conoscenza delle tappe di sviluppo del bambino, dell'aspetto cognitivo, ma soprattutto di quello emotivo-affettivo, oggi forse un po' disatteso per la fretta di anticiparne l'ingresso nelle scuole dell'infanzia e primaria.
E' l'epoca del superefficientismo, della supertecnologia, del virtuale. Benvengano scoperte e innovazioni, ma senza perdere mai di vista i bisogni del bambino, bisogni anzitutto di esperienza di realtà, di espansione personale nel movimento, nel gioco, nell’esprimersi, nella creatività e soprattutto nel bisogno di costruirsi un'identità positiva attraverso l'autostima.
Ricordiamo sempre che l'autostima del bambino è il riflesso di quella che l’adulto gli manifesta e che è nello stile relazionale del maestro e nella sua capacità di osservazione e valorizzazione del bambino che possono venire contestualizzati (stamattina, poco fa...) e condotti a riflessioni certi comportamenti che troppo spesso portano invece a giudizi morali negativi assoluti che sono sempre da evitare (cattivo e conseguentemente castigo). Riporto qui alcune frasi della Pizzigoni sulle quali è bene riflettere:
" L'ambiente scolastico della Rinnovata è il mondo"
" I fatti educano non le parole."
" Ogni cosa, ogni fatto, ogni uomo che venga a contatto col bambino gli è maestro". E aggiungo: questo vale anche per l'educatore.
" Prendere dalla Rinnovata qualche cosa di quello che essa fa non è certo impossessarsi dello spirito della Rinnovata."
Infatti il pensiero di Giuseppina Pizzigoni richiede lungo tempo, lunga costanza, fede, umiltà, amore, per essere assimilato fino in fondo. Deve essere conquistato perché possa connaturarsi col nostro atteggiamento di educatori, un pensiero guida, consigliere e giudice di ogni azione al quale riferirsi sempre.
Auguro a tutti che il Corso che oggi iniziate possa rappresentare per voi, anche soltanto in parte, quello che ha rappresentato per me.
Sara Bertuzzi