Manoscritto su 8 facciate di computisteria, numerate, la scrittura è stata eseguita con inchiostro e pennino. Il manoscritto è datato sia nel margine alto della prima facciata, in matita, marzo 1912, sia a seguito della firma e della qualifica. Il testo è pieno di cancellature e correzioni, ha un incipit cancellato che sovrasta il titolo (Premetto che non sono per niente oratrice, e se ne accorgeranno subito; ma fido in tutta la loro indulgenza;). A questo scritto è allegato un “Sunto della Relazione sulla Scuola Rinnovata di Milano”, anch’esso datato marzo 1912 e scritto nella stessa forma su espressa.

Relazione della scuola Rinnovata

secondo il metodo sperimentale

L’illustre Senatore G. Celoria che non disdegna di scendere dalle astruse speculazioni astronomiche allo studio delle questioni scolastiche elementari, e che anzi accettò la Presidenza del Comitato costituitosi in Milano per l’attuazione di un mio progetto di riforma della scuola elementare popolare, mi  diceva pochi giorni fa, appoggiandosi alla sua esperienza personale:”Nelle nazioni dove molto si lavora per la formazione del carattere, e, dirò meglio, del carattere nazionale degli individui si trascura un po’ l’istruzione; là dove invece la scuola si preoccupa dell’istruzione passa in seconda linea la formazione del carattere. In Italia poi, pur troppo, poco si provvede alla formazione del carattere, niente si fa per la formazione del carattere nazionale, né si dà all’istruzione tutto l’importanza che le si deve”.

Può questo asserto sembrare alquanto severo; ma se ci si ripensa e si guarda attorno, esso non può a meno che apparir giusto e ci deve scuotere. Per mio conto, ho sempre avuto questo riconoscimento, io che lavoro nella scuola e la trovo ancora oggi nella sua intima essenza la stessa di mezzo secolo fa. Da tempo mi sono convinta della necessità di una riforma, e dopo maturi studi, ho pensato di dedicare tutte le mie forze a dar vita a un esperimento il quale, assai meglio che con asserti teorici, valesse a rimuovere le modificazioni che la scuola primaria richiede.

L’esperimento di scuola Rinnovata secondo il metodo sperimentale mi fu suggerito da varie ragioni, che riassumo in pochi a capo:

1° Il metodo d’insegnamento odierno è generalmente verbale, è un verbale realismo e lascia inerti il potere di osservazione e l’attività fattiva del ragazzo; potere di osservazione e attività fattiva che, bene indirizzati, racchiudono il segreto dell’interesse che deve svegliare la scuola negli scolari e dei risultati che se ne possono e se ne debbono attendere. In altre parole il maestro d’oggi se non dà regole, parta dai fatti; ma dal parlare di fatti all’osservarli direttamente ci corre molto.

2° Le necessità della vita fisica e psichica infantile stridono con le necessità della vita scolastica quale sinora prepariamo ai nostri piccini, che ne soffrono, senza che né essi né i loro genitori se ne rendano conto. Il bambino che vorrebbe per ogni nonnulla marinare la scuola, quello che ci va piangendo, quello che diventa sempre più pallido o miope o nervoso si ribella attivamente o passivamente a uno stato di cose incompatibile con la loro natura.

3° Dopo la IV classe il fanciullo – a dieci anni -  dà l’esame di maturità senza essere maturo. Egli ricorderà forse all’esame quello di cui gli fu rimpinzata febbrilmente la testa; poi molto dimenticherà e, sarà nelle scuole secondarie assi al di sotto di quel che si vorrebbe ch’egli fosse.

4° Se ben poco si ottiene nel campo dell’istruzione, meno ancora si conclude nel campo educativo morale. Le 4 ore fissate giornalmente alla scuola odierna sono troppo scarse perché questa possa soddisfare a tutto quanto le si chiede, e perché il maestro abbia molto da seguire con calma e con sollecitudine la vita del cuore de’ suoi scolari.

5° Il numero esorbitante degli iscritti a ogni classe  e la necessità quindi di una disciplina alla  militare vietano ancora di concedere agli scolari quel tanto di libertà che varrebbe a iniziarli alla vita sociale e che darebbe loro la coscienza delle prime responsabilità.

6° L’educazione fisica è trascurata; lo dice la percentuale dei bambini miopi, deboli, anemici, nervosi, che va aumentando nelle statistiche dal 1° anno di scuola al 6°. Ci vuol altro che due mezz’ore settimanali di ginnastica, i la mezz’ora giornaliera proposta dalle nuove leggi in palestre inadatte, sprovviste d’attrezzi ginnici (quando pure una palestra c’è!) e le gite annuali, che così come sono ordinate, riescono più dannose che non proficue!

Per essere breve e per non ripetere quanto già ebbi l’onore di dire un anno fa in una conferenza, ho ridotto forse un po’ troppo a forma schematica la mia relazione; lo signore potranno però avere un’idea più completa del mio lavoro e delle ragioni che mi hanno addotto, leggendo l’opuscolo che mi sono permessa di distribuire.

Il mio programma di riforma, lo sento, è opera pacifica di civiltà. Costa, è vero, in lavoro di organizzazione e di propaganda, in lotte contro il misoneismo deprimente; vuole anche sacrifici finanziari, e io lo sottopongo all’esame dei buoni e degli intelligenti, perché il risultato che se ne attende vale ogni lavoro, ogni lotta, ogni sacrificio.

Si tratta di preparare una generazione novella più forte, più sana, più evoluta di noi! Il mio programma quindi:

1° Favorisce lo sviluppo fisico con le lezioni in gran parte all’aperto, col ritardare il leggere, lo scrivere e il cucire col dare le abitudini igieniche e con l’applicazione di tutti i mezzi diretti al rinvigorimento del corpo.

2° Fa conoscere ai ragazzi la natura per mezzo dello studio diretto della natura stessa, sotto la guida di chi per cultura e per pratica, è in grado di soddisfare all’incessante desiderio di sapere dei fanciulli; quindi le lezioni di giardinaggio, le passeggiate in città e nei dintorni e più avanti la permanenza temporanea al lago, al mare, ai monti daranno occasione a tutte le notizie di scienze naturali, di storia, di geografia, di industria che si legano con i diversi luoghi visitati.

3° Educa alle relazioni sociali fra gli individui anche di sesso diverso. La coeducazione non sarà continua nella scuola perché io sono convinta che se per educare è necessario di conoscere le condizioni fisiche e psichiche degli scolari, la natura diversa degli individui vuole diverso trattamento educativo; ma sarà tale per cui il ragazzo si ingentilirà nei modi  e la fanciulla non sarà né impacciata né sguaiata nei rapporti co’ suoi compagni.

4° Introduce nel corso popolare lo studio pratico della lingua francese, di indiscussa utilità nella vita odierna, e che si impara tanto facilmente nella prima età.

5° Dà a tutti gli scolari lo stesso nutrimento sano, abbondante, frugale.

6° Dà abilità manuali, e risveglia e coltiva l’amore al lavoro e all’agricoltura.

7° Intende a ottenere che, dopo 4 anni, gli scolari entrino nelle scuole secondarie con un corredo di cognizioni ben più ricco e più saldo di quel che oggi non abbiamo, e con uno sviluppo fisico ben diverso dall’attuale dato il molto e razionale esercizio fisico e lo studio in gran parte all’aperto.

8° Fa si che il corso popolare abbia un vero carattere popolare. Si darà agli scolari un’idea delle singole arti, facendo loro visitare stabilimenti industriali e officine; si farà conoscere la legislazione del lavoro, l’igiene riguardante le diverse professioni, il principio su cui poggiano le industrie principali, e simili. Le ragazze saranno inoltre addestrate nella tenuta della casa.

9° Prolunga l’orario giornaliero; e così mentre toglie la necessità di un lavoro febbrile, dannoso a scolari e maestri, ovvia agli inconvenienti del dopo scuola, di cui non ci sarebbe il bisogno, se la scuola bastasse a sé stessa.

È necessario soprattutto di far conoscere ai fanciulli le cose; è necessario che i piccoli vivano, per così dire, tutte le idee che l’osservazione delle cose va formando in loro; è necessario che essi desiderino di conoscere, ma che nel contempo vivano in un mezzo pronto a soddisfare questo prezioso desiderio innato, e da noi ad arte provocato.

Da tali e tante conoscenze maestro e scolaro ritrarranno giudizi, principi, e vedranno insieme scaturire le leggi naturali e ammirabili.

Insomma: il sistema scolastico che ora va dalla parola all’idea, e solo quando gli è possibile ai fatti, con la nuova scuola viene invertito: si parte sempre dai fatti per assurgere ai singoli concetti, che suggeriscono poi le parole adatte ad esprimerli.

Oggi, mercé l’opera intelligente e attiva del nostro Comitato e del suo illustre Presidente prof. Senatore Caloria; mercé il largo appoggio concesso all’iniziativa del nostro comune di Milano, dalla Cassa di Risparmio, dal Ministero, da alcune Banche, dall’Associazione per l’incremento dell’Assistenza scolastica e mercé le somme anche cospicue versate da buon numero di industriali e di colti e benemeriti cittadini, l’esperimento da me proposto si è potuto iniziare alla periferia di Milano, in Reparto Ghisolfa, dove si sono aperte l’ottobre p.p. due sezioni miste di classe I con un numero complessivo di 64 scolari nelle aule della già esistente scuola comunale. Appena fuori dal locale scolastico, a due minuti di distanza, il Comune ci ha concesso l’uso di un bel terreno di 3500 m2 , dal Comitato messo a giardino, a campo di gioco, a campo sperimentale e a campo di lavoro. Qui un Padiglione Docker, dato pure da Comune e adattato alle nuove necessità scolastiche da Comitato nostro, racchiude i lavatoi, il refettorio, la palestra e la cucina.

I lavori del terreno sono affidati a una signorina licenziata dalla Scuola Agricola di Riguarda, signorina che è la vera maestra-massaia, la quale, specialmente negli anni venturi, dirigerà gli scolari oltre che nel lavoro del terreno, anche nella tenuta della casa. È questo un personale nuovo per le nostre scuole, come sono nuove le abitudini che si vogliono dare agli scolari; e sono come ognuno intende della massima importanza e utilità pratica per il rinnovamento della società a cui mira appunto il rinnovarsi della scuola.

L’esperimento che si va svolgendo con soddisfazione nostra ed anche delle Autorità scolastiche cittadine e governative, dà già i suoi risultati. Dalla scuola sono bandite la noia e la stanchezza, i due nemici primi dello studio; il lavoro è tenuto in grande considerazione, perché è parte intima di ogni nozione impartita, e gli scolaretti vi si dedicano con entusiasmo. Il bambino conserva le sue caratteristiche individuali perché si muove in un ambiente adatto e vasto, e nello stesso tempo educa la sua volontà dovendola adattare alla volontà altrui; qui il bambino è libero di fare, ma è libero di fare quel che deve, e lo fa con gioia; egli acquista la coscienza della sua forza, e in pari tempo la spontaneità e la correttezza del contegno nei rapporti sociali. Insomma sono lieta di dire che la scuola Rinnovata crea un ambiente di benessere, di spazio di tempo, di estetica e di mezzi didattici tale, per il quale facilmente, senza sforzo né tedio da parte degli scolari e in modo simpatico da parte degli insegnanti, si può svolgere con profitto il Programma Ministeriale il quale troppo spesso fa le spese e della insufficiente preparazione dei maestri, e dell’assenza di metodo, del metodo unico fattivo di idee: il metodo sperimentale.

L’esperimento iniziato quest’anno alla Ghisolfa vuol durare un sessennio se deve dare un’idea completa di sé e risultati seri, tali che s’impongano per una riforma graduale della scuola odierna, come il Comitato nostro osa sperare. E perciò il Comitato desidera vivamente: 1° Che la nuova scuola sia riconosciuta e visitata da molti; 2° che tutti le diano l’illuminato consiglio che può derivare dallo studio e dall’esperienza; 3° che soprattutto non le vengano a mancare i fondi per raggiungere lo scopo: la riforma della scuola primaria.

Ed io ancora una volta addito la piccola Scuola Rinnovata della Ghisolfa a tutti gli studiosi e a tutti i generosi; perché le vogliano essere larghi di consiglio e di aiuti.

Giuseppina Pizzigoni

Insegnante nelle scuole Comunali di Milano

marzo 1912

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